Mal d'amore e dipendenza affettiva: perché?
Cosa puoi fare?
E cosa posso fare io per te?
 

Le abitudini all’inizio sono fili di seta
Poi diventano funi.
Antico proverbio

Cara dottoressa,
credo di avere un problema. O forse sono io il problema…La mia storia? Stavo con un ragazzo che due settimane fa mi ha lasciata per la terza volta, solo pochi mesi dopo che avevamo ricominciato. La mia storia con Marco è iniziata che eravamo molto giovani: io avevo 16 anni e lui 19. Nel corso del tempo (ora io ho 34 anni) ha sempre deciso lui quando chiudere e quando riaprire il nostro rapporto. Ho sofferto moltissimo ma ogni volta sono stata pronta a riaccoglierlo e a darmi da fare perché tra noi tutto funzionasse al meglio. Ora se n’è andato di nuovo e io non vivo: se Marco c'è, tutto va bene altrimenti per me tutto diventa vuoto e stanco.
Sto male da morire. Questo è davvero un brutto momento della mia vita ma a differenza delle altre volte capisco come questa ripetersi di riprese e di abbandoni mi abbiano segnata e vedo che non è solo lui il problema. Tutto ciò che mi circonda sta andando a rotoli.... il problema è dentro di me…”
Valeria

Uno stralcio di lettera, tra le molte che ho ricevuto. La storia di una donna simile a quella di tante altre. Donne che amano troppo: che vivono amori dipendenti, che incontrano ripetute sofferenze, che accarezzano pensieri ricorrenti rivolti solo a lui. Donne che si perdono di vista e che faticano a guardare dentro le loro vite, i loro condizionamenti, il loro modo di amarsi e di amare.
È complesso vivere l’affettività, cardine della vita di ciascuno di noi, in maniera serena e appagante. Oggi forse ancor più di ieri donne e uomini hanno aspettative molto alte rispetto all’amore e alla vita di coppia. I messaggi che arrivano da ogni dove dicono che dobbiamo essere felici e, a volte disperatamente, cerchiamo in ogni modo di esserlo. Ci sono però situazioni in cui i condizionamenti o i problemi personali hanno il sopravvento.
Ecco allora che, accanto alle difficoltà che tutti incontriamo nella ricerca dell’amore, se ne aggiungono altre. È il caso delle persone che si trovano a vivere ripetute storie infelici o che si annullano in nome di una apparente sicurezza.
È naturale che in ogni rapporto d’amore si creino delle dipendenze. Illusorio pensare di non aver bisogno di nessuno e tendere all’assoluta autonomia. Si dipende da un compagno o da una compagna di vita, dai genitori, dai figli. Si può dipendere da un’amica, da qualche collega o da altri e altro ancora. Sono però dipendenza libere, in cui c’è scambio, arricchimento e crescita. Non è questo il troppo amore, il mal d’amore di cui prendere coscienza e di cui liberarsi. L’amare troppo e il troppo dipendere totalizzano le esistenze. Sono asservimenti unilaterali che soffocano chi ama troppo e chi è troppo amato.
Ma non sono condanne a vita! Con consapevolezza, determinazione e amore per sé, si può liberarsi dal troppo amare. E ridiventare padroni della propria vita, per vivere le relazioni con meno pesi sul cuore.

Non è facile riconoscere una dipendenza affettiva e accorgersi che si sta amando troppo. Molte volte si pensa che sia l’unico modo giusto di amare. Le persone, uomini ma soprattutto donne, che amano troppo soffrono di continuo ma faticano a prendersi in mano. Spesso hanno poca fiducia in sé e non si sentono degne di essere accettate, accolte e amate per come sono. E sono le prime a non accettarsi e a non amarsi.

Amare troppo è dipendere, è amare male è infilarsi in un buio tunnel di aspettative deluse, di comportamenti che sfuggono al controllo, di perdita di fiducia in sé, di pensieri ricorrenti, ossessivi e negativi Ma sui nostri pensieri e i nostri modi di essere possiamo intervenire.
 


Amare troppo?
Meglio amare... meglio

Articolo di Lia Inama pubblicato
sulla rivista di psicologia
Yourself nel 2007


Amare troppo è dipendere.

Vivono accompagnate dalla sottile sensazione di non essere mai abbastanza per poter essere amate: abbastanza in forma, abbastanza interessanti, abbastanza adeguate. Sono molte le persone che, per vissuti personali, covano un senso di inferiorità che le porta verso amori tormentati. Nelle loro relazioni affettive la richiesta di attenzioni, rassicurazioni, conferme, è continua e il buco nero della loro scarsa autostima alimenta pensieri denigratori e ingoia emozioni e desideri senza purtroppo colmarsi.

Sono una donna stimata nella vita e nel lavoro ma un pesante fardello mi schiaccia: da due anni dipendo da un uomo a cui ho affidato tutto. Ho bisogno di lui, di sentirlo, di incontrarlo. Lui mi cerca se e quando vuole, sparisce, torna… e io mi sto rovinando la vita!"

Cosi mi scrive Laura, una giovane donna in carriera. Decisa e grintosa sul lavoro, dove gioca sul piano delle competenze è più fragile nelle sue relazioni affettive, dove si muove sul piano delle emozioni. Colleziona legami a senso unico che evolvono in modo più o meno simile: il suo partner di turno, dapprima affascinato da questa donna volitiva, che nel privato si trasforma in una geisha disponibile e servizievole, viene poi risucchiato nella spirale del troppo amore. Laura infatti appartiene alla schiera di persone (uomini ma soprattutto donne) che amano troppo. Un paradosso: l’amore che in sé non è mai troppo, lo diventa quando non c’è reciprocità e fa stare male.

Ancora una volta ho incontrato la persona che non fa per me. E ancora una volta i miei pensieri sono concentrati su di lui: ma perché non mi ama come io lo amo? Per lui faccio di tutto, lo aspetto per ore, vivo per le sue telefonate…Dove sbaglio? A volte mi lamento ma lui pensa solo al suo lavoro e io sembro quasi non esistere. Sono davvero sfortunata e non ne posso più di soffrire così." (Claudia)

Quando le storie sbagliate si ripetono, come si intuisce dalla testimonianza di Claudia, non è questione di sfortuna. Le persone che hanno problemi di dipendenza emotivo-relazionale se incontrano un partner giusto rischiano di non vederlo nemmeno e di essere invece attirate solo da persone problematiche, persone di cui occuparsi o da “salvare”. Carenze affettive, ferite che vengono da lontano le portano ad investire molto sul piano degli affetti, ad assecondare il partner anche a costo di annullarsi, ad assumersi tutto il peso della relazione. Tutto per trovare quell’amore che non riescono a darsi da sé. L’altro o l’altra diventano vitali e a loro affidano le chiavi della personale felicità: i pensieri si concentrano solo di lui (o di lei) e il resto scorre sullo sfondo. Ma non tutte le dipendenze affettive sono totalizzanti e, in qualche modo, facili da interpretare. La testimonianza di Rita è significativa:

Lavoro, mi occupo della casa, ho due figli… Mi do da fare per tutti… Spesso sono stanca e a volte sento un malessere inspiegabile. D’altra parte mio marito è piuttosto esigente ma io lo amo e da sola, senza di lui, non potrei vivere di certo.

Un amore grande e apparentemente generoso quello di Rita ma, nel suo caso, sinonimo di fragilità: lei vive di luce riflessa, non riconosce le proprie risorse e si aspetta dal rapporto le gratificazioni che non trova (o nemmeno cerca) altrove. Costruisce una gabbia dorata dove si chiude ma così tarpa le ali pure a chi dice di amare.

Amare meglio è… meglio

Amare troppo è un’esperienza così diffusa che molte donne, anche per i pressanti condizionamenti sociali e culturali, sono convinte che una relazione intima debba avere i colori del sacrificio, della sofferenza, della rinuncia. Poco convinte di meritare amore e timorose di essere abbandonate creano relazioni sbilanciate in cui uno dei due solamente dà e l’altro solamente prende. Un rapporto di questo tipo all’inizio può essere gratificante se però non evolve, alla lunga diventa soffocante e porta all’allontanamento di chi è troppo amato. E per chi soffre di troppo amare ricomincia la ricerca di un amore … a tutti i costi. Ma come uscire dalla dipendenza affettiva? Sono diverse e molto personali le strade che portano verso relazioni più libere e serene. In genere però il primo passo, il più complesso, sta nel rendersi conto di avere un problema e spesso questo avviene quando si è toccato il fondo: dopo essersi a lungo perse di vista per vedersi solo negli occhi dell’altro, non è semplice, da sole, ritrovare la fiducia in se stesse e nella propria capacità di amare e di essere amate. Così nel 1995 ho creato dei gruppi di sefl-help - tuttora attivi e di cui parlo nel mio libro “Liberarsi dal troppo amore” ed. Erickson - solamente di donne dove poter confrontarsi e, attraverso le vicende delle altre, iniziare a condividere e a vedere con occhi nuovi la propria storia. Incontri al femminile dunque, per superare la vecchia logica del donna contro donna e ridefinire la propria identità di genere, quotidianamente sottoposta al raffronto con insidiosi stereotipi su “come dover essere” e su “quale storia dover vivere”. Sono molte le donne approdate al gruppo e la maggior parte di loro (con tempi e modi diversi) lo ha lasciato con una nuova fiducia in sé e con la consapevolezza di poter vivere gli affetti con un giusto grado di inter/dipendenza, senza eccedere nell’esserci fino a mettere in gioco la propria vita.

Il gruppo self-help è una buona opportunità per rinforzare la determinazione a cambiare ma non è detto che vada bene per tutte. Sta ad ogni donna, a ogni persona trovare le strade migliori per uscire dal tunnel dell’eccesso di amore: un gruppo, una terapia psicologica individuale, un corso approfondito di autostima, un percorso di meditazione o di Yoga… Comunque sia, capito di avere delle difficoltà di relazione, prima di buttarsi in una nuova storia (o di mettere mano a quella che si sta vivendo) è necessario dedicarsi del tempo per rileggere il proprio percorso, capire che cosa sia davvero meglio per sé e rinforzare la personale autostima. Solamente dopo essersi ritrovati si potranno costruire rapporti appaganti dove poter esprimersi appieno, nel rispetto della propria e dell’altrui individualità.
 


Dieci tappe per amarsi e amare
senza dipendere troppo


Amarsi:
la prima e più importante storia d’amore da vivere è quella con noi stessi. Solo da questo allenamento si riuscirà a costruire relazioni più libere e serene

Essere consapevoli:
riconoscere il disagio e la sofferenza che nascono da un’eccessiva dipendenza è la prima tappa per cambiare

Pronti a cambiare:
gli altri non cambiano per farci piacere. Ma su di noi possiamo agire. E cambiare, se davvero lo vogliamo

Diventare protagonisti:
basta aspettare le conferme dagli altri. Riportare su di sé la responsabilità della propria vita e del proprio stare bene. E dire no a legami distruttivi!

Apprezzarsi:
siamo unici! Abbandonare paure e autosvalutazioni: rispettarsi e darsi valore porta gli altri a fare altrettanto

Liberi di amare:
i condizionamenti e gli stereotipi sono duri a morire. Attenzione a non cadere nel tranello di voler vivere a tutti i costi delle storie d’amore come dovrebbero essere

Dare valore alle differenze:
donne e uomini? Diversi si sa. Tener conto che le due metà del cielo vivono l’affettività e la sessualità in maniera differente, evita frustrazioni e delusioni

Coltivare: non solo la relazione! Coltivare amicizie, interessi hobby, crea maggior autonomia

Imparare a stare da soli:
chi sa stare solo, può costruire storie d’amore alla pari dove le caratteristiche individuali, i ruoli e le competenze si integrano e si arricchiscono.